NIRVANA
Regia e soggetto: Gabriele Salvatores
Durata: 114’
Genere: fantascienza

Il film è ambientato in un tentacolare scenario urbano a pochi giorni dall'uscita sul mercato di un nuovo videogioco, chiamato appunto Nirvana. E’ stato girato quasi interamente a Portello, vecchio stabilimento dell’Alfa Romeo di Milano. L'unica copia del gioco in possesso di Jimi Dini, suo programmatore, viene infettata da un virus che fa sì che il personaggio principale del gioco, Solo, prenda coscienza della propria esistenza.
Jimi incontra diversi personaggi, come Joystick, che conosce bene le periferie della città e lo aiuta a muoversi, oppure l’hacker informatico che li aiuterà nella loro impresa, Naima, ragazza dai capelli blu.
Nirvana è uno dei pochi film di fantascienza italiani, con un cast internazionale, ad utilizzare in modo massiccio effetti speciali generati al computer e a raccontare una storia ambientata nell'universo del cyberpunk.
Temi prevalenti delle sceneggiature di Gabriele Salvatores sono la fuga da una realtà che non si comprende o non si vuole accettare e della quale è inutile un proprio tentativo di cambiamento, la nostalgia del gruppo e il viaggio, inteso come privo di una predefinita destinazione. Nirvana segna l'inizio di un periodo di sperimentazione narrativa presente anche in Denti (2000) e Amnèsia (2002) che hanno entrambi Sergio Rubini come interprete.

NOTE:
Nel Buddhismo il nirvana è il fine ultimo della vita, lo stato in cui si ottiene la liberazione dal dolore (duhkha) e viene definito in termini negativi: non è possibile affermare quello che è ma, piuttosto, quello che non è.
Nell'Induismo il nirvana indica l'estinguersi dei desideri mondani e la realizzazione della liberazione (mukti o moksa) dall'illusione (maya):
nel cap.6 intitolato “Lo yoga della meditazione” della Bhagavad Gita (testo n.15) "Lo yogi padrone di sé, la cui mente è totalmente sotto controllo, dedicandosi alla continua unione meditativa con lo Spirito, ottiene la pace del Mio essere: la liberazione (nirvana) finale”.

(a cura di Nuria Kanzian)